Quando il ritratto si fa genere autonomo, Morelli infonde in quei volti, fermati dopo svariati disegni preparatori, tutta la sua cultura pittorica oltre che una sagace capacità di approfondimento psicologico.
Cogliamo così nella sua vasta produzione ritrattistica il tipico oscillare morelliano tra una marcata vena realistica (si veda il Ritratto di Chiara Sergiacomi) e una più meditata sintesi dell’immagine in chiave quasi metafisica. Straordinari esempi di questa “seconda via” al ritratto di Enzo Morelli sono i ritratti di due suoi familiari: il nipote Michelino (1942) e la moglie Anna, ritratta ne Il cappello azzurro (1939) con un sapore così universale che fa di questa immagine un’icona.