Per lui la vita era un’altra cosa; non era una vicenda di mercato ma di applicazione nella pittura, fuori delle mode e delle correnti, con l’anima ed il cuore protesi ad un sogno d’arte.
(Mario Ghilardi 1976)
Per lui i libri sono di un peso enorme e non li vuole adoperare. Invece se vedessi che bei lavorini in pittura che fa: c’è da rimanere sorpresi e quindi lo dedicheremo all’arte a lui preferita come tutti mi consigliano.
In seguito alla scomparsa della madre nel 1910, si trasferisce a Milano col padre, dove esercita la sua passione per la pittura e frequenta la scuola serale di decorazione. Negli anni precedenti la guerra viene assunto come cartellonista alla “Casa Ricordi” di Milano. Chiamato sul fronte dell’Altopiano di Asiago durante la Grande Guerra, diviene presto selezionato come illustratore per il giornale militare “Signor sì”. Tornato a Milano al termine del conflitto, approfondisce gli studi artistici e collabora – sempre come illustratore – alle riviste “La lettura” e “Secolo XX”. Nel 1922 ha il suo primo, stupito, incontro con il paesaggio umbro, che doveva poi essere base dominante del suo lavoro per almeno una decina di anni.
Il 1926 rappresenta per Morelli un anno di svolta; in quell’anno si registra infatti la sua prestigiosa partecipazione alla Prima mostra del “Novecento Italiano” alla Permanente di Milano e la prima mostra personale presso la “Bottega di Poesia”, incontrando anche il giudizio favorevole di Medardo Rosso che visitò più volte la mostra. Inoltre, sempre nel ’26, si aggiudica il concorso nazionale per la decorazione della sala della Conciliazione del municipio di Assisi. Si trasferisce quindi nella città di San Francesco, dove tra l’incanto delle colline umbre riprese en plein air e lo studio della pittura medievale italiana e dell’affresco trascorrerà un quinquennio di grande ispirazione.
Nel 1931 rientra a Milano, non senza qualche difficoltà di reinserimento. Riprende tuttavia la sua attività espositiva e frequenta il circolo artistico-culturale di Bagutta, entrando in rapporto di amicizia con molti artisti, scrittori e giornalisti, tra i quali Mario Sironi, Arturo Martini (che gli diede in regalo i gessi classici che ha sempre tenuto nello studio), Arturo Tosi, Pio Semeghini, Achille Funi, Raffaele De Grada, Orio Vergani, Marino Marini, Aldo Carpi e Giuseppe Novello. Nel 1932 la sua attività di frescante lo porta a decorare una cappella privata nel cimitero di Rovigo e la cappella della Beata Vergine del popolo nella Collegiata di San Michele, nella sua Bagnacavallo. Sempre come frescante, nel 1933 è alla V Triennale accanto a Funi, Sironi, De Chirico, Carrà, Campigli e Arturo Martini, dove realizza la decorazione della cappella di arte sacra che si trovava nel parco e la decorazione di una parete (Estate) all’interno del palazzo. Anche nella VI Triennale del 1936 gli fu affidata la decorazione ad affresco di una parete (“I Costruttori”).
Nel 1935 inizia ad insegnare “pittura decorativa” presso la Scuola superiore d’arte applicata all’industria, al castello Sforzesco. Gli anni immediatamente precedenti al secondo conflitto mondiale lo vedono impegnato alla XX Biennale di Venezia (1936) e nella Cancelleria Generale del Palazzo di Giustizia di Milano, dove l’architetto Piacentini gli affida le decorazioni ad affresco. Nel 1939 non avendo preso la tessera del Partito fascista è costretto a lasciare l’insegnamento. Nello stesso anno, dopo un viaggio in Libia, sposa a Brescia Anna Magrograssi, conosciuta una decina d’anni prima ad Assisi; Anna sarà per Morelli la compagna della vita. L’anno successivo, grazie all’interessamento dell’amico scultore Francesco Messina, riprende l’insegnamento ricoprendo la cattedra di “Figura” al Liceo Artistico di Brera. Sempre nel 1940 si spegne il padre Cesare, ricordato con grande emozione in uno dei migliori dipinti dell’artista, Memorie d’affetti (Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo). A partire da questo periodo si infittiscono, nella produzione di Morelli, le vedute ispirate al lago di Garda, sulle cui sponde aveva da poco acquistato una vecchia casa di pescatori.
Nel 1942 espone una quindicina di opere in una sala a lui dedicata alla XXIII Biennale di Venezia, dove sarà presente anche nell’edizione successiva del 1948. Nel 1952 lavora alla realizzazione delle grandi vetrate della chiesa di Santa Maria Bambina a Milano con un ciclo dedicato alle storie di Maria. Altre partecipazioni a rassegne artistiche si contano numerose in questo periodo, tra le quali si ricordano le mostre dell’Associazione Artisti d’Italia (Milano, Palazzo Reale, 1955-56), la III Biennale d’Arte Sacra a Novara (1954) e la VII Quadriennale di Roma (1955-56). Nel 1957 decora ad affresco l’altare della Madonna nella chiesa del Carmelo a Legnano. Nel 1961 è membro della Giunta Tecnica Esecutiva alla Triennale di Milano.
Nel 1963 vince il Premio Bagutta – Orio Vergani, alla XXIII Biennale di Milano. Da quell’anno è titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Sono anni, questi, di intensa attività e di riconoscimenti, come il Premio Fila per la pittura di Biella (1965) e il Premio-acquisto alla mostra d’arte figurativa italiana alla Permanente di Milano (1966). Ma sono anche anni di frequenti viaggi in automobile per l’Italia, in compagnia della moglie Anna, in un’instancabile e spensierata ricerca di scorci e vedute sempre nuove.
Nel 1971 allestisce una personale alla Galleria Sagittario di Milano ed altre personali alla Galleria “Il Gotico” di Piacenza (1972, 1975). Nel frattempo si ammala, e la sua attività pittorica si dirada fino a terminare. Nel 1974 gli viene assegnato il Premio d’onore dei romagnoli “La lôm”, che per motivi di salute non può ritirare personalmente. Ritiratosi ormai con la moglie nella sua casa di Bogliaco, sul lago di Garda, e con la mente proiettata all’organizzazione di una mostra antologica alla Pinacoteca di Bagnacavallo, suo paese natale, Enzo Morelli si spegne il 28 gennaio 1976.
Commenti recenti